L'Europa ha fretta di scendere
24/09/2014 08:36
Prosegue la debolezza delle borse occidentali, mentre quelle asiatiche mostrano di reggere meglio all’urto delle prese di beneficio e traggono ossigeno dal dato cinese del PMI, migliore delle attese.
In Europa la tornata di indicatori PMI sul sentiment dei manager ha consegnato ieri una fotografia che ritrae un umore in progressivo deterioramento, anche se non si sono visti disastri. A livello di eurozona sono usciti in calo ed al di sotto delle attese sia l’indicatore manifatturiero (ormai solo mezzo punto superiore al confine di 50 punti, che separa attese di recessione da quelle di crescita) che quello servizi, che però è ancora a 52,8. A livello di singoli paesi la Francia conferma gli indicatori ben al di sotto di 50, mentre la Germania ben al di sopra, mostrando così plasticamente la divergenza tra chi cresce e chi no.
Gli indici europei hanno preso la via del calo fin dalle prime battute, appesantendosi col passare del tempo. L’apertura incerta di Wall Street ha provocato un leggero recupero, ma la prevalenza dei venditori anche in USA ha preso ben presto il sopravvento ed ha costretto gli indici europei a chiusure con perdite generalizzate superiori al punto percentuale.
Wall Street ha poi proseguito la seduta in calo fino al termine, registrando per l’indice SP500 una chiusura a 1.283, appena sopra l’area di supporto che ho indicato ieri a 1.978.
L’indice americano giunge perciò al test del livello su cui ha posto fine alla mini-correzione di inizio mese, grazie alle amorevoli cure di nonna Yellen.
Ad essere onesti occorre rilevare che nel panorama mondiale quasi tutti gli scenari preoccupanti sembrano essere migliorati rispetto ad agosto o anche solo alla scorsa settimana. In fondo la tregua tiene, sia in Palestina che in Ucraina. I russi continuano a ritirare le truppe dal confine e l’atmosfera potrebbe addirittura favorire un alleggerimento delle sanzioni alla Russia. La coalizione raffazzonata dagli USA sta cominciando a passare alle vie di fatto, bombardando sempre più massicciamente i jihadisti dell’IS, che accusano il colpo. Forse solo la percezione dell’andamento dell’economia europea pare effettivamente peggiorata, anche per gli allarmi lanciati ultimamente da Draghi, che non perde occasione per invitare i governi a fare la loro parte, forse conscio che le armi a sua disposizione sono praticamente esaurite.
Sembra un po’ poco per motivare ulteriori appesantimenti degli indici.
O forse no. Forse la debolezza dei mercati potrebbe riflettere il progressivo venir meno di quel sentiment rialzista, di quella euforia che vede sempre il bicchiere mezzo pieno, che è stata in grado di trascinare gli indici a migliorare continuamente i record per oltre due anni senza significative correzioni. E’ ancora presto per dirlo. Certo, l’entusiasmo ora si esprime a vampate, non è più cosi regolare come in estate, e tra una vampata e l’altra i venditori distribuiscono.
La giornata odierna pare decisiva, almeno per le sorti di breve periodi degli indici occidentali. SP500 sarebbe destinato ad avvitarsi verso l’area 1.900 qualora stasera dovessero ancora prevalere i venditori, spingendo l’indice sotto 1.978.
L’andamento degli indici europei sembra anticipare e segnare la strada a quelli americani. Il Dax tedesco ieri ha chiuso la giornata proprio sul supporto rappresentato dal minimo della correzione di inizio settembre (9.589). L’indice globale Eurostoxx50 ha invece rotto l’analogo supporto, completando un doppio massimo che ora potrebbe provocare uno storno di un’ottantina di punti, verso l’area 3.120. Il nostro Ftse-Mib ha fatto altrettanto, bucando con gran decisione il supporto di 20.613 e completando anch’esso un doppio massimo che ora ha come obiettivo l’atterraggio sotto quota 20.000, per la precisione in area 19.850.
A meno che SP500, ancora una volta, salvi tutti quanti rimbalzando e trascinandosi dietro anche i derelitti mercati europei.