Dopo aver visto mercoledì scorso, da parte del principale indice di Wall Street, il brutto rifiuto di superare l’ostacolo che avrebbe decretato una svolta rialzista di medio periodo, mi aspettavo conseguenze negative anche per le borse europee nella seduta di ieri. Come ho scritto come chiosa finale del commento di ieri mattina, sarei stato molto sorpreso se Eurostoxx50 fosse riuscito a salire ancora.
Ed infatti la seduta di ieri si è aperta in ribasso anche per le borse europee, anche se il calo è stato inizialmente poco evidente, ma si è accentuato in attesa di sentire alle 11,30 le parole della Presidente BCE Lagarde, che è intervenuta ad un dibattito al World Economic Forum di Davos, e scoprire quale fosse il reale fondamento della soffiata di Bloomberg circa un ammorbidimento futuro della politica monetaria BCE, che ha spinto il rialzo delle prime sedute della settimana.
Lagarde ha iniziato ammettendo che negli ultimi mesi del 2022 l’economia dell’Eurozona è stata più solida del previsto e lontana dalla recessione, al punto da immaginarsi che se il primo semestre 2023 ce la porterà, essa dovrebbe risultare di lieve entità. Perciò il 2023 non sarà brillante, ma comunque meglio di quanto temuto. Poi, parlando di inflazione, ha ribadito che ora è ancora troppo alta e che la BCE è determinata a riportarla il più rapidamente possibile al 2% e ad evitare che le aspettative si consolidino su livelli alti. Per ottenere questi risultati dovrà mantenere la rotta nel rialzo dei tassi.
Il messaggio pare chiarissimo e rappresenta un pesante ceffone a chi ha creduto ai sussurri di Bloomberg.
Se i rendimenti avevano già ricominciato a salire, le parole di Lagarde hanno fornito una ulteriore spinta, così come hanno favorito l’accentuarsi della negatività del mercato azionario europeo. E, dato che Wall Street ha iniziato la sua seduta con tanta voglia di proseguire la discesa iniziata nel giorno precedente, la situazione in Europa si è via via ulteriormente appesantita, con Eurostoxx50 (-1,92%) che in un colpo solo ha annullato i progressi delle 5 sedute precedenti ed è tornata ai valori del 11 gennaio, rientrando precipitosamente dall’ipercomprato. Perdite simili e grafici simili hanno mostrato i principali indici dell’Eurozona.
Wall Street ha aggiunto alla perdita di mercoledì un ulteriore passo indietro: SP500, dopo la negatività iniziale ha tentato un po’ di rimbalzo dopo le ore 18, senza però mai riuscire a vedere la parità, ed ha chiuso con una bordata di vendite dell’ultima ora sotto quota 3.900 (-0,76%). Peggio ha fatto il tecnologico Nasdaq100 con un rotondo -1%.
La conferma ribassista di ieri ci permette di affermare che, dopo il fallimento del test della trendline da parte di SP500 e dopo aver già sfondato mercoledì la media a 200 sedute, ieri è stata sfondata anche quella a 50 e si sta viaggiando verso il test di quella a 100 sedute, che oggi transita appena sopra 3.860 e costituisce l’ultimo baluardo prima del ritorno sul forte supporto di area 3.800, che ha già arrestato con molta fatica la precedente scivolata, partita il 13 dicembre scorso.
Sull’azionario europeo le illusioni sulla BCE sono andate in frantumi e pare che il clima si sia rovinato. Dato che l’euforia aveva prodotto un rialzo enorme e, a mio parere, immeritato, se si aprisse una nuova fase ribassista un po’ significativa, non mi stupirei di vedere l’Europa scendere assai più degli indici USA, che hanno molto meno da perdere.
Ovviamente gli eventi degli ultimi due giorni rafforzano l’importanza della trendline discendente, da non dimenticare quando verrà nuovamente testata.
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